casa vialardi e i suoi documenti antichi


Sandigliano
elementi per una ricerca sul nome

conferenza di Tomaso Vialardi di Sandigliano al "Cenaculum Latinitatis"

Negli scavi di Pompei del maggio 17651 fu trovata all'angolo N.E. del tempio dorico di Iside2 la prima iscrizione che interessa la nostra ricerca, incisa con un orologio solare su di una schola:3

L. SEPUNIUS. L. F. SANDILIANUS
M. HERENNIUS. A. F. EPIDIANUS
DUO. VIR.I.D. SCOL. ET. HOROL
D. S. P. F. C.
4

La seconda iscrizione di nostro interesse fu trovata nel marzo 1817 nel tempio di Apollo incisa su mezza colonna, cioè un orologio solare:

L. SEPUNIUS. L. F.
SANDILIANUS
M. HERENNIUS. A. F.
EPIDIANUS
DUO. VIR. I. D.
D. S. P. F. C.
5

L'ultima iscrizione che ci interessa fu rinvenuta non si sa dove e in realtà è solo un frammento che conserva le lettere

NDILI6

Tre dunque le iscrizioni, due complete e una monca, che approdarono nel biellese vestite di nuovo dalla fantasia del Casalis e del Maffei, cui però non possiamo dare colpa mancandoci il percorso storico all'origine di questo approdo. Queste iscrizioni hanno lasciato un solco storico non sradicabile che ricompare puntuale anche in pubblicazioni recentissime, dove si legge «Sandigliano, dal toponimo di sicura derivazione romana».

A convalidare questo nonsense ci fu probabilmente la memoria di famiglia di un piccolo lignaggio borghese che appare nel basso biellese al fondo del XIII secolo, i de Sandigliano, capostipite un Facio-Facioto, nome senza dubbio latino. Questa memoria antecede il ritrovamento delle lapidi e ricorda l'origine romana della famiglia. A nostro avviso però le sue radici sono molto più vicine a noi, quando cioè i de Sandigliano decisero di prendere le distanze dai Vialardi e dalla loro guerra ormai quasi personale contro i duchi di Savoia: l'origine romana nacque come netta contrapposizione all'origine longobarda dei Vialardi.

Dall'inventio storica al legame diretto dei de Sandigliano con il Sandilianus pompeiano, il passo fu breve, anche perché una corbelleria servì a convalidare l'altra. Giocarono un ruolo attivo gli scritti di Carlo Antonielli d'Oulx intorno agli anni '40, salvo poi cambiare idea più avanti, ma come diretto discendente dell'ultima de Sandigliano l'occasione era troppo succosa per essere scartata definitivamente.

Venne poi Piero Massia che, imboccata la strada giusta, inciampò a metà, tra un Sendiliano e un Sentilius di dentale nasalizzata, quando eresse la desinenza -anum a ricordo del dio dei confini e dei campi, memoria di una Sandigliano fondo rustico romano.

Per capire l'errore, bisogna ricordare che solo in età post-classica prevalse nell'onomastica il nomen singulare, cioè il cognome invece del gentilizio: i nomi riconducibili alla traslazione diretta di cognomi su terre sono tutti di età tarda. Attribuire quindi a Sandigliano una derivazione immediata dal cognome di età augustea Sandilianus non è per lo meno conforme all'uso per i nomi fondiari coevi, che derivano quasi esclusivamente da gentilizi e non da cognomi. Inoltre il cognome pompeiano Sandilianus appare archeologicamente isolato, senza altri ritrovamenti se non quelli di Pompei. Manca poi qualsiasi ritrovamento di un gentilizio Sandilius da cui derivare il nome Sandigliano sulla base dell'inversione della formula Aemilius -Aemilianus.

Chiarita dunque la certa non origine latina, per ritrovare un filo che ci porti al nome di Sandigliano dobbiamo risalire agli strati della toponomastica vercellese e alle sue condizioni storiche, simili a molte altre parti d'Italia.

Sul territorio, come del resto in tutta la penisola, sono numerosi i nomi con desinenza -ana / -aga, derivata da nomi latini in -ius. La loro forma al femminile si spiega con lo sviluppo del sistema medievale della curtis e della villa nell'amministrazione dei fundi di origine latina, designati originariamente in -anus / -acus, che si volgono al femminile agli inizi del medioevo antico per una concordanza più tardiva del nome di quei fundi con la voce sottintesa di curtis /villa. Ricordiamo Caresana, Desana, Formigliana, Pezzana, Stroppiana, Borriana, Cabaliaca (Cavaglià) e Costanzana, tutti riconducibili ai nomi maschili di età romana Carisianus, Decianus, Firminianus, Pettianus, Stirpianus, Burrianus, Cabelliacus, Constantianus derivati a loro volta dai relativi gentilizi o nomina singularia di epoca latina.

Questi nomi sono distribuiti in maggioranza nella zona di pianura e sono accompagnati da pochi altri nomi locali in -ano /-é; dal più antico -acus, trascritto da una certa epoca medievale in poi in -atum /-ate sul modello dei nomi lombardi in -are, derivati da nomi di età o di origine latina sfuggiti, per motivi storici particolari, alla generale trasformazione in forma femminile degli altri nomi d'identica età, originariamente in -anus /-acus, come Asigliano, Collobiano, Vettigné.

Nella loro maggioranza i nomi in -ano si addensano nelle zone più alte, mentre la sua alterazione in -ana si diffonde in pianura. In questa diversa distribuzione spicca il contrasto di due culture: fra le terre del piano lavorate a buoi e da mano servile e le terre alte della collina lavorate a zappa e da coloni affittuari o da piccoli proprietari. Questa constatazione porta ad affermare che la zona di collina, meno redditizia di guadagni rurali di quella del piano, grazie a questa minore importanza economica, si sottrasse meglio alle prime ondate barbare, conservando più a lungo i propri caratteri originali, mantenendo le proprie forme onomastiche tradizionali e vivendo quindi in ritardo la transizione culturale e giuridica della pianura.

Questo presupposto sociale relativo all'interpretazione dei nomi locali in -ana trova conferma nella serie di nomi di certa origine germanica in -eng -enga, diffusi parallelamente nella zona piana: Pertengo, Carengo, Olcenengo, Gifflengo, Ghislarengo affiancati a nomi di origine e di età barbarico-medievale: Saletta, Saluggia, Salussola, Grangie di Lucedio.

Una serie di nomi poi con un'identica desinenza germanica in -engo, si inserisce più tardi lungo il corso inferiore delle valli che arrivano dal piano: Quittenengo, Valdengo, Brusnengo, Pettinengo ma non attestano più lo stanziamento di genti germaniche, bensì unicamente il progredire della germanizzazione nella struttura dei nomi locali di età medievale più tarda, costituiti alla loro base da nomi d'origine latina, ma foggiati in -engo sulla base di nomi di più recente e prevalente invadenza storica. Ricordiamo Castellengo, formatosi sulla parola castello, bivalente poiché è anche nome proprio maschile latino, Molinengo sulla parola molino e Pettinengo sulla parola lombarda petin.
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Un esempio particolarmente interessante lo troviamo in due nomi di origine germanica, Rovasenda e Roasio, quest'ultimo sulle prime propaggini collinose a nord di Rovasenda, che rivelano la direzione dell'inserimento dei nomi germanici dalla pianura alla collina. Questi due nomi designano la traslazione su terre di due nomi personali legati da una stessa base compositiva, che rivela i rapporti di affinità gentilizia o familiare con un nucleo iniziale. Contemporaneamente, segnala il diramarsi da questo stesso nucleo comune, di due lignaggi sulle terre vicine al ceppo iniziale, dovuto ad un'accresciuta potenza economica.

A dimostrare la reazione contro l'invadenza dei nomi germanici troviamo, ad esempio, Bertignano e, all'imbocco della piana, Sandigliano, costituiti tutti e due da basi di nomi di origine germanica certa, ma foggiati in forma rigorosamente latina. Sandigliano rappresenta infatti l'attestazione di un residuo onomastico goto o longobardo traslato su di una terra, dove la dominazione di questi due gruppi risulta più persistente, traslazione che è tra le più comuni nello sviluppo morfologico delle basi onomastiche germaniche, sull'analogia della formula Ursinus-Ursinianus e identico di struttura nel trapasso fundus Goti -Godilianus -Godiliano. Rappresenta anche la tenacia della tradizione latina, che non è solo il ricordo di una Roma lontana nel tempo, bensì la prima avvisaglia di una Chiesa cristiana in progressione.

La base onomastica Sand, estensione del sassone antico -Sod,
8 da cui deriva il nome personale goto maschile Sandila e il suo parallelo longobardo Sandilo, fa dedurre l'attestazione di un Sandila-Sandilo su cui si struttura il nome Sandigliano.9 Il fatto poi che Sandila e Sandilo compaiono in carte italiane tra VIII IX secolo,10 può datare con buona approssimazione anche la sua apparizione storica, antecedente quindi un secolo il suo primo documento.11

Sandigliano appare nei documenti sempre espresso nella sua forma attuale, per cui si può concludere con certezza sulla sua origine goto-longobarda, derivata da un Sandila -Sandilo, a cui noi preferiamo il longobardo Sandilo poiché l'attestazione longobarda nel vercellese, in particolare nel sandiglianese, è sicuramente più marcata. Se dovesse poi trovare riscontro in altri documenti la forma Sandiglianus,12 potremmo avere un'identificazione ancora più precisa, evidenziando il ricalco di un modulo onomastico latino nella struttura ibrida germano-latina del cognome patronimico. Sapendo che la desinenza tardiva latina -Inianus -Illianus ha, nei documenti, il senso di "figlio o nipote di", sull'esempio di Aimo Aimerianus “Aimo figlio o nipote di Aimerico”13 si potrebbe fondare l'origine del nome Sandigliano su un figlio o nipote di un Sandila -Sandilo, vissuto a cavaliere tra IX e X secolo.

Tomaso Vialardi di Sandigliano
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NOTE:

1 Quando Carlo III di Borbone lasciò Napoli al figlio terzogenito Ferdinando, gli scavi continuarono sotto l'influenza del suo primo ministro, l'inglese Acton, in particolare di sir William Hamilton, plenipotenziario della Corona d'Inghilterra.
2 nel Foro triangolare.
3 sedile semicircolare.
4 L[ucius] SEPUNIUS L[uci] F[ilius] SANDILIANUS ⁄ M[arcus] HERENNIUS A[uli] F[ilius] EPIDIANUS ⁄ DUO VIR I[ure] D[icundo] SCOL[am] ET HOROL[ogium] ⁄ D[e] S[ua] P[ecunia] F[aciendum] C[uraverunt].
5 L[ucius] SEPUNIUS L[uci] F[ilius] ⁄ SANDILIANUSM[arcus] HERENNIUS A[uli] F[ilius] ⁄ EPIDIANUS ⁄ DUO VIR I[ure] D[icundo]D[e] S[ua] P[ecunia] F[aciendum] C[uraverunt].
6 che il Mommsen legge: [SA] NDILI [ANVS].
7 piccolo.
8 vero, veritiero.
9 come in Spagna è documentalmente derivato da Sandila il nome Sandian, stranamente identico alla nostra voce locale dialettale.
10 soprattutto nel Regestum Farfense.
11 8 Ottobre 996.
12 attualmente nota solo in un articolo degli Statuti di Biella.
13 o come si è detto prima, Ursinus Ursinianus "Urisno figlio o nipote di Ursiniano".


BIBLIOGRAFIA SOMMARIA:
Wilhelm Bruckner
Ernst Wilhelm Förstemann
Ernst Gamillscheg
Giuseppe Fiorelli
Augusto Mau
AA.VV.
Giandomenico Serra

Die Sprache der Langobarden
Altdeutsches Namen Buch, vol. I, Personennamen
Romania germanica
Pompeji
Descrizione di Pompei
Corpus Inscriptionum Latinarum
Arch. Vialardi di Sandigliano Foundation, Corrispondenza


divisore

Storia dei Vialardi Indice generale Schema genealogico dei Vialardi


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